Domani, e poi domani, e poi domani… Non c’è scampo per l’Intelligenza Artificiale!

La Scena come atto-evento.
Attori e Registi ai nastri di partenza.
L’attore esausto, il corpo patetico, l’eterna ripetizione: disalienazione e formazione storica.
Il regista argonauta.
Epigonalità: un dramma borghese.
Abbandonare la centralità della Scena: Io-non Io.
Possiamo davvero dirci artisti?

E voi che restate… cosa farete? Gloria del Teatro nei tempi oscuri. Pensiero e Rappresentazione.

Come arrivare preparati al capitolo “Estetica dell’opera d’arte”?

Il Teatro è l’insieme delle funzioni che resistono alla morte.

Il Teatro: un diverso modo di stare nel Mondo, nel governo dei viventi.

Luogo della Totalità e produzione di soggettività.

La Drammaturgia riprende la Scena.

 

Il regista argonauta e l’attore esausto discutono e “patteggiano” la volontà di “rappresentare”: che cosa?

L’eterna Ripetizione. Disalienazione, Formazione storica, Esperienza “inautentica”.

La Scena come attesa dell’Evento. Un nuovo copione per i Sei Personaggi pirandelliani.

L’impossibilità di mettere in scena (ancora una volta) “Il giardino dei ciliegi”. L’Attore (esausto), non conciliante, abbandona la Scena.

Noi Epigoni, Epigonalità come “dramma borghese”. Il Compositore di genio e il critico “temperante”.

Quattro filosofi francesi invadono la Scena: M. Foucault, G. Deleuze, A. Badiou, J. Rancière.

La “piega” nell’oceano, l’attesa dell’Evento. Evenemenzialità: parola-chiave.

Dal Brecht di “Baal”, “Mahagonny” e “Diario di lavoro” (“Breviario di estetica”) al Beckett di “Quad”, “L’ultimo Nastro di Krapp” (da scaricare sullo smart-phone) e “Qual è la parola”.

Godot ha rinunciato al ruolo. Che cosa manca nell’esperimento recente del regista Theodoros Terzopoulos: lo spettacolo è finito, gli attori raccolgono gli applausi ma, sorprendentemente, le luci si spengono ancora una volta, la Scena ricomincia, Didi e Gogo ritornano sulla scena, hanno un messaggio importante da rivolgere agli spettatori, confessare che…

 

Io, Antonin Artaud, ho un messaggio per Voi, spettatori del Secolo Ventunesimo. Non c’è più “autore” né “opera”: cosa portiamo allora sulla Scena? (Disalienazione, Formazione storica) e… la volontà di sottrarsi al “pensiero”: portare sulla Scena ciò che non può essere né “pensato”, né interpretato.

Il Dante della “Commedia” si firmava sottotraccia “Scriba Dei”, l’autore e/o l’attore del XXI Secolo si firmano “Scriba del Caos”.

 

 

L’attore digitale, la “morfizzazione”, ovvero “la trasformazione graduale di un’immagine in un’altra”. Filosofia-Teatro-Cinema, la pretesa di “interagire”, il perpetuo andirivieni tra Enunciato e Immagine.

“Domani, e poi domani, e poi domani…”: non c’è scampo per l’Intelligenza Artificiale!

 

(Luglio 2024)

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