«Per un romanzo in lettere è necessaria una motivazione: perché delle persone debbano tenere una Corrispondenza. La motivazione solita è: l’amore e gli amanti separati. Presi questa motivazione in un suo caso particolare: le lettere sono scritte da un uomo innamorato a una donna che non ha tempo per lui. Qui mi si rese necessario un nuovo dettaglio: dato che il materiale fondamentale del libro non tratta di amore, introdussi la proibizione di scrivere sull’amore. Ne risultò ciò che espressi col sottotitolo Lettere non d’amore».
Viktor Šklovskij: Zoo, ili pis′ma ne o ljubvi
(Zoo, ovvero lettere non amorose, 1924)
(“Zoo o Lettere non d’amore“, Giulio Einaudi editore, 1966)
SCAENARUM
La scommessa di Robert Musil
L’uomo senza qualità, l’uomo senza particolarità, l’uomo senza essenza. Un eroe dello spirito alla ricerca di un’avventura pienamente intellettuale: l’uomo privato di sé stesso, che non vuole accogliere per sé, come elemento caratterizzante, l’insieme di “particolarità” che gli vengono da fuori e che quasi tutti gli esseri umani identificano ingenuamente con la loro pura anima segreta.
Ci sono stati anni, pochi per la verità, nei quali è parso che l’esperienza letteraria di Robert Musil potesse costituire una deflagrazione per il Lettore del Ventesimo Secolo, sospingerlo fanaticamente verso parametri di essenziale e assoluta primazia, alla stregua di traiettorie inattese e sorprendenti che il ‘900 stava già incidendo nell’effigie di scrittori come Proust, Kafka o Joyce, concentrando in particolare nel romanzo maggiore, nelle Tre Sezioni de L’Uomo senza qualità…
«APERTA QUOTES»
Maurice Blanchot e Roberto Bazlen
Del mio desiderio di non pensare più a Blanchot per qualche anno, ti ho scritto sei mesi fa, da Venezia…
«Non ricordo con esattezza tutto quello che ho scritto, ma ricordo benissimo che tra gli elementi negativi che ti ho elencato (ce n’erano anche dei positivi), c’era il senso di inconsistenza che mi dànno certe sue jongleries, certi suoi giri a vuoto, intorno a solidificazioni come il désir e la nuit e l’angoisse e quella mort che ti raccomando particolarmente…
SECRETUS RECESSUS
L’importante è sapere invecchiare bene: Orson Welles
Dell’incompiutezza e dei film incompiuti: una filmografia parallela
«Un film non corrisponde mai al progetto iniziale. Io cambio continuamente. All’inizio ho un’idea base di ciò che dovrebbe essere il film finito. Ma ogni giorno, a ogni ora, a ogni istante, quell’idea viene deviata, modificata, dalle condizioni espressive che si trovano sul set, fosse anche lo sguardo di un’attrice o la posizione del sole. Non ho l’abitudine di preparare minuziosamente un film e poi cominciare a girare. Ciò che faccio è preparare un film sapendo che di certo non farò “quel” film».
Essentialĭtas
Perché non possiamo dirci artisti
Primato dell’arte critica: Thomas Mann, Samuel Beckett, Martin Heidegger
Se ponessimo accanto alla parola filosofia la parola teatro, il finale heideggeriano apparirebbe così: «La filosofia (il teatro) si mette in moto soltanto attraverso un particolare salto della propria esistenza dentro le possibilità fondamentali dell’esserci nella sua totalità; quindi il lasciarsi andare al niente, cioè il liberarsi dagli idoli che ciascuno ha e con i quali è solito evadere…