SCAENARUM
La scommessa di Robert Musil
L’uomo senza qualità, l’uomo senza particolarità, l’uomo senza essenza. Un eroe dello spirito alla ricerca di un’avventura pienamente intellettuale: l’uomo privato di sé stesso, che non vuole accogliere per sé, come elemento caratterizzante, l’insieme di “particolarità” che gli vengono da fuori e che quasi tutti gli esseri umani identificano ingenuamente con la loro pura anima segreta.
Ci sono stati anni, pochi per la verità, nei quali è parso che l’esperienza letteraria di Robert Musil potesse costituire una deflagrazione per il Lettore del Ventesimo Secolo, sospingerlo fanaticamente verso parametri di essenziale e assoluta primazia, alla stregua di traiettorie inattese e sorprendenti che il ‘900 stava già incidendo nell’effigie di scrittori come Proust, Kafka o Joyce, concentrando in particolare nel romanzo maggiore, nelle Tre Sezioni de L’Uomo senza qualità…
«APERTA QUOTES»
Il magistero di Thomas Mann
«Morte o vita… malattia, salute… spirito e natura. Sono queste le antitesi? Mi domando: sono problemi questi? No, non lo sono, e non è neppure una questione quella della loro signorilità. La diserzione della morte è nella vita, non ci sarebbe vita senza di essa, e in mezzo si pone la condizione dell’Homo Dei… nel mezzo fra diserzione e ragione – e pure il suo stato si trova tra la comunità mistica e la più infida individualità.
Maurice Blanchot e Roberto Bazlen
Del mio desiderio di non pensare più a Blanchot per qualche anno, ti ho scritto sei mesi fa, da Venezia…
«Non ricordo con esattezza tutto quello che ho scritto, ma ricordo benissimo che tra gli elementi negativi che ti ho elencato (ce n’erano anche di positivi), c’era il senso di inconsistenza che mi dànno certe sue jongleries, certi suoi giri a vuoto, intorno a solidificazioni come il désir e la nuit e l’angoisse e quella mort che ti raccomando particolarmente…
Metafisica della giovinezza: vedi alla voce François Truffaut
«… un film est quelque chose qui va… de soi… va et vient… de soi… quand’il écrivait… jetait son écriture… hors de lui… contre une certaine tendence du cinéma français… François leur reprochait de ne pas aller de soi… de faire du cinéma… tout un cinéma… avant de faire des films… de partir de chez eux… comme le vrai spectateur… toute entrée dans une salle est une sortie du spectateur de chez lui…
… François a commencé par faire cinéma avec sa main… il n’hésita pas à jeter aux autres sa première pierre… il a fait tout tout seul… tout en donnant l’apparence contraire… alors il en est mort… un film ne se fait jamais seul… dans la solitude… oui… souvent… la page blanc et l’écran blanc…
… on savait qu’un film se faisait seul… mais on était quatre… alors on a mis du temps à se l’avouer… puis certains à se rétracter… l’écran était notre juge d’instructions…
… il y a eu Diderot… Baudelaire… Elie Faure… Malraux… puis François… il n’y a jamais eu d’autre critique d’art… François était français… il en est mort… tout seul… (Jean-Luc Godard)
«Eravamo tutti seduti in prima fila e François aveva un colorito tutt’altro che rassicurante. Era magrissimo, poteva avere sedici o diciassette anni, era sempre in bolletta, senza un soldo, te ne accorgevi se sbirciavi come vestiva, con i pantaloni tenuti stretti alla vita da uno spago o una catena. Si mangiava nervosamente le unghie, tutti i momenti, e fumava in continuazione. L’unica cosa di cui faceva mostra con gli altri era parlare di cinema e dei film che vedevamo. Lo faceva mentre tornavamo a casa, a tarda sera, attraversando quasi tutta Parigi…
SECRETUS RECESSUS
Appendice a “L’ultimo nastro di Krapp”
L’importante è sapere invecchiare bene: Orson Welles
Dell’incompiutezza e dei film incompiuti: una filmografia parallela
«Un film non corrisponde mai al progetto iniziale. Io cambio continuamente. All’inizio ho un’idea base di ciò che dovrebbe essere il film finito. Ma ogni giorno, a ogni ora, a ogni istante, quell’idea viene deviata, modificata, dalle condizioni espressive che si trovano sul set, fosse anche lo sguardo di un’attrice o la posizione del sole. Non ho l’abitudine di preparare minuziosamente un film e poi cominciare a girare. Ciò che faccio è preparare un film sapendo che di certo non farò “quel” film».
Di che cosa Marilyn è il nome?
«Del pauroso mondo antico e del pauroso mondo futuro era rimasta solo la bellezza e tu te la sei portata dietro come un sorriso obbediente. L’obbedienza richiede troppe lacrime inghiottite, il dare agli altri troppi allegri sguardi che chiedono la loro pietà. Così ti sei portata via la tua bellezza, essa sparì come un pulviscolo d’oro. Sparì come una bianca colomba d’oro»…
Essentialĭtas
Perché non possiamo dirci artisti
Primato dell’arte critica: Thomas Mann, Samuel Beckett, Martin Heidegger
Se ponessimo accanto alla parola filosofia la parola teatro, il finale heideggeriano apparirebbe così: «La filosofia (il teatro) si mette in moto soltanto attraverso un particolare salto della propria esistenza dentro le possibilità fondamentali dell’esserci nella sua totalità; quindi il lasciarsi andare al niente, cioè il liberarsi dagli idoli che ciascuno ha e con i quali è solito evadere…
Jean-Luc Godard: «Jean-Marie Le Pen chiese la mia espulsione dal territorio francese»
Alfabeto 1987
La scommessa impossibile di Michel Hazanavicius (2017)
Se “geniale” fosse l’Epoca: da Bruno Schulz a Elena Ferrante
«Ci avviciniamo ora a gran passi a quell’epoca meravigliosa e catastrofica che nella nostra biografia porta il nome di epoca geniale. Invano negheremmo che fin d’ora sentiamo quella stretta, quel sacro timore che precede i momenti estremi. Ben presto ci mancheranno nella tavolozza i colori e nell’animo la luce per apporre i più alti accenti, sottolineare i più luminosi e ormai trascendentali contorni di questo quadro. Che è mai quest’epoca geniale e quando fu?»