SCINTILLAE

Ma qui la morta poesì resurga

Contro le trappole del didascalismo
Venere ciprigna e la stoltezza dei poeti
«Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Calïopè alquanto surga,
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono»

(Purgatorio I/ 7-12)

SCAENARUM

La scommessa di Robert Musil

L’uomo senza qualità, l’uomo senza particolarità, l’uomo senza essenza. Un eroe dello spirito alla ricerca di un’avventura pienamente intellettuale: l’uomo privato di sé stesso, che non vuole accogliere per sé, come elemento caratterizzante, l’insieme di “particolarità” che gli vengono da fuori e che quasi tutti gli esseri umani identificano ingenuamente con la loro pura anima segreta.

Ci sono stati anni, pochi per la verità, nei quali è parso che l’esperienza letteraria di Robert Musil potesse costituire una deflagrazione per il Lettore del Ventesimo Secolo, sospingerlo fanaticamente verso parametri di essenziale e assoluta primazia, alla stregua di traiettorie inattese e sorprendenti che il ‘900 stava già incidendo nell’effigie di scrittori come Proust, Kafka o Joyce, concentrando in particolare nel romanzo maggiore, nelle Tre Sezioni de L’Uomo senza qualità…

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Carmelo Bene Il principe cestinato Anno 1976

«Parole mie che per lo mondo siete» L’Inferno di Dante raccontato in Lingua sarda

«APERTA QUOTES»

2019: l’anno di Giaime Pintor Una giovinezza pallida e furente

«Senza la guerra sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari, avrei discusso i problemi dell’ordine politico, ma soprattutto avrei cercato nella storia dell’uomo solo le ragioni di un profondo interesse, e l’incontro con una ragazza o un impulso qualunque alla fantasia avrebbe contato per me più di ogni partito o dottrina»

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SECRETUS RECESSUS

“Casa d’altri”, Silvio D’Arzo, il racconto perfetto, la regola del Dio inutile

In mezzo a tutto quel silenzio e a quel freddo e a quel livido e a quell’immobilità un poco tragica, l’unica cosa viva era lei: Zelinda.

La Guerra è finita, il Tragico può avere inizio. È suonata la campana del Dopoguerra nella landa desolata di un minuscolo borgo dell’Appennino tosco-emiliano chiamato Montelice, dove le vite sono ridotte a parvenze, “gli uomini sono ai pascoli e non tornano prima di notte, le donne fanno legna qua e là, e nevica e piove,…
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Essentialĭtas

Perché non possiamo dirci artisti

Primato dell’arte critica: Thomas Mann, Samuel Beckett, Martin Heidegger

Se ponessimo accanto alla parola filosofia la parola teatro, il finale heideggeriano apparirebbe così: «La filosofia (il teatro) si mette in moto soltanto attraverso un particolare salto della propria esistenza dentro le possibilità fondamentali dell’esserci nella sua totalità; quindi il lasciarsi andare al niente, cioè il liberarsi dagli idoli che ciascuno ha e con i quali è solito evadere…

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Entelechie