L’inoggettivabile: ciò che l’Io non riesce a distanziare – pienamente – da sé
SCAENARUM
«Parole mie che per lo mondo siete» L’Inferno di Dante raccontato in Lingua sarda
Fueddus mius chi peri su mundu seis
S’Inferru de Danti contau in lìngua sarda
Programma in dodici stanze
Programa in doxi “stantzas”
di Carlo Rafele
Radio Rai Sardegna Radio Uno Rai
Parte Seconda: domenica, ore 9.05, dal 28 gennaio al 5 marzo 2023
Attori: Rita Atzeri / Giovanni Carroni
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«APERTA QUOTES»
2019: l’anno di Giaime Pintor Una giovinezza pallida e furente
«Senza la guerra sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari, avrei discusso i problemi dell’ordine politico, ma soprattutto avrei cercato nella storia dell’uomo solo le ragioni di un profondo interesse, e l’incontro con una ragazza o un impulso qualunque alla fantasia avrebbe contato per me più di ogni partito o dottrina»
SECRETUS RECESSUS
“Casa d’altri”, Silvio D’Arzo, il racconto perfetto, la regola del Dio inutile
«Fu una sera. Sul finire d’ottobre. Me ne venivo giù dalle torbe di monte. Né contento né triste: così. Senza nemmeno un pensiero. Era tardi, era freddo, ero ancora per strada: dovevo scendere a casa, ecco tutto. L’ombra proprio non era ancor scesa (…)
Solo allora, giù in fondo al canale che scorreva un venti metri di sotto, china a lavar biancheria o stracci vecchi o budella o qualcosa di simile, vidi una donna un po’ più vecchia di me. Sulla sessantina, sapete.
In mezzo a tutto quel silenzio e a quel freddo e a quel livido e a quell’immobilità un poco tragica, l’unica cosa viva era lei. Si chinava, e mi pare anche a fatica, affondava gli stracci nell’acqua, li torceva e sbatteva su un sasso; poi li affondava, torceva e sbatteva, e via ancora così. Né lentamente né in fretta, e senza mai alzare la testa…»
Essentialĭtas
Perché non possiamo dirci artisti
Primato dell’arte critica: Thomas Mann, Samuel Beckett, Martin Heidegger
Se ponessimo accanto alla parola filosofia la parola teatro, il finale heideggeriano apparirebbe così: «La filosofia (il teatro) si mette in moto soltanto attraverso un particolare salto della propria esistenza dentro le possibilità fondamentali dell’esserci nella sua totalità; quindi il lasciarsi andare al niente, cioè il liberarsi dagli idoli che ciascuno ha e con i quali è solito evadere…