Scenari e strategie per il Settecentesimo Anniversario (1321-2021)
Scritture
Futuro Fossile, ovvero la scadenza dell’eterno. Rita Corsa intervista Alberto Soi
“Accadono sincronicità fatali tra cose, e tra cose e uomini”
2019: l’anno di Giaime Pintor. Carlo Rafele a colloquio con Simona Loddo
Perché non possiamo dirci artisti
“Casa d’altri”, Silvio D’Arzo, il racconto perfetto, la regola del Dio inutile
«Fu una sera. Sul finire d’ottobre. Me ne venivo giù dalle torbe di monte. Né contento né triste: così. Senza nemmeno un pensiero. Era tardi, era freddo, ero ancora per strada: dovevo scendere a casa, ecco tutto. L’ombra proprio non era ancor scesa (…)
Solo allora, giù in fondo al canale che scorreva un venti metri di sotto, china a lavar biancheria o stracci vecchi o budella o qualcosa di simile, vidi una donna un po’ più vecchia di me. Sulla sessantina, sapete.
In mezzo a tutto quel silenzio e a quel freddo e a quel livido e a quell’immobilità un poco tragica, l’unica cosa viva era lei. Si chinava, e mi pare anche a fatica, affondava gli stracci nell’acqua, li torceva e sbatteva su un sasso; poi li affondava, torceva e sbatteva, e via ancora così. Né lentamente né in fretta, e senza mai alzare la testa…»
Roberto De Monticelli e l’identità del critico teatrale
Il filosofo e il calciatore Per una tregua del caso Heidegger
Se “geniale” fosse l’Epoca: da Bruno Schulz a Elena Ferrante
Nella stravagante giostra di illazioni supposizioni “se fosse”, di Wanted affissi sul frontone della basilica del Villaggio, di cani-segugio sguinzagliati a ghermire l’odore dei soldi, nel clamore che il Nome Elena Ferrante sta suscitando nei due emisferi occidentali, affiora un dettaglio trascurato ma di primaria evocazione, irrompe l’ospite inatteso, il viaggiatore “cerimonioso” e muto, rimasto in piedi allo scoccare del banchetto nuziale, che espone l’effigie e le stimmate di un sublime, indimenticato scrittore-disegnatore della migliore stirpe polonaise: Bruno Schulz.