Pensieri

MATERIALI PER LA KRISIS

Roberto De Monticelli e l’identità del critico teatrale

«L’attore italiano non sa più come definirsi. Non è, la sua, un’angoscia nominalistica, non è più questione di parole o di formule. È proprio l’immagine di sé che gli è, paradossalmente, ignota; o che gli si è andata oscurando e confondendo, sfumando in una serie di altre possibilità, apparenze, ipotesi e funzioni, man mano che egli acquistava – sembra una contraddizione ma non lo è – una sempre maggiore consapevolezza critica del proprio lavoro e del potere che, nella società, gliene deriva»

Io ricordo con rabbia: Valerio Zurlini e l’intervista del 1981

No, non c’è crisi di soggetti. Il solo tema che non si può toccare è il terrorismo. Margareth von Trotta ha fatto un bellissimo film sul terrorismo. Che avremmo potuto benissimo fare noi. Ma se voi proponete a un produttore un film che racconta questo tema, vi caccia subito. Perché? Perché gli italiani sono imbecilli. Non vogliono comprendere un fenomeno come il terrorismo. Importante è non parlarne.

L’attore, il regista, il patto risolutivo

Quanto più ci appare “anacronistico” – soprattutto oggi – quel fantasma sgusciato dalla testa di Vogler, tanto più capiamo che soltanto la forza di un attore che abbia introiettato la genealogia bergmaniana può riuscire a renderlo vivo e credibile. Un magistero interpretativo che non può darsi senza la natura – coercitiva, dispotica – di quel patto originario intercorso tra il cineasta e i suoi attori…