Coloro che oggi, nella Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, sono chiamati “dissidenti”, non sono altro che uomini liberi, desiderosi di vedere nel loro paese quei principi di pace e di libertà che esistono altrove e che vogliono che quell’esperienza grandiosa e dolorosa che il loro popolo ha vissuto dopo la rivoluzione non porti soltanto a un miglioramento nel livello di vita. Vogliono che dopo sessant’anni e più si giunga all’affermazione di valori che ormai devono essere considerati intrinseci alla cultura e all’uomo moderno: la libertà, la democrazia, lo spirito critico. Tutta la cultura russa dell’ottocento e del novecento porta a questi valori, educa a questi valori, per cui ogni tentativo di leggerla e di interpretarla in chiave grettamente nazionalistica, e a supporto di un’ideologia autoritaria, è una tremenda falsificazione.