Martin Heidegger

Estetica dell’ombra, della decadenza, della dannazione, del riscatto. Conversazione con Ferruccio Masini (1988)

Professor Masini, mentre arrivavo da lei mi tornava in mente l’attacco, il prologo di Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann, che lei ricorderà bene. Dice: «Profondo il pozzo del passato. Non dovremmo dirlo insondabile?» L’incontro con lei mi suscita la medesima domanda. Comincerei chiedendole se profondo e insondabile è il pozzo della sua…

Perché non possiamo dirci artisti

Se ponessimo accanto alla parola filosofia la parola teatro, il finale heideggeriano apparirebbe così: «La filosofia (il teatro) si mette in moto soltanto attraverso un particolare salto della propria esistenza dentro le possibilità fondamentali dell’esserci nella sua totalità; quindi il lasciarsi andare al niente, cioè il liberarsi dagli idoli che ciascuno ha e con i quali è solito evadere…

«Non suonare la nota, pensala soltanto» (Glenn Gould)

Con Gould – attraverso Gould – si pone il tema musica pensata e musica eseguita, il contrappunto come autonomia, sovranità indipendenza delle “voci”, spersonalizzazione dell’Io pianistico. Prima di suonare, di attaccare il brano “scelto” e lungamente “cercato”, il pianista è chiamato a “meditare”, ovvero – volendo assumere questo verbo in chiave heideggeriana – deve esporsi sull’abisso della domanda…

Il filosofo e il calciatore (per una tregua del “caso Heidegger”)

Così insistito, così goffamente reiterato il ricorso alla metafora calcistica, nell’incedere assordante di giornali, talk-show, programmi di intrattenimento “culturale”, che viene voglia di pescarne dal mazzo una tra le più prevedibili e intriganti, il cosiddetto fuorigioco off-side, per segnalare lo stato dentro cui si trovò la cultura filosofica europea sul finire degli anni ’80 (1987),…