Articoli scritti da admin

Che cos’è il cinema? Né arte, né tecnica: mistero!
(Perché inquadrare in un modo piuttosto che in un altro?)

Godard, il cinema, la Sardegna… e noi

DOPO L’ARTICOLO IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE “Odissea di un’utopia”.  Era il sottotitolo che avevo scelto – inizialmente, sommessamente – per presentare un Progetto che riguardasse gli 80 anni di JLG. Mi ero presto convinto che il “sottotitolo” valesse più del titolo, del “titolone” vero e proprio, sul quale avevo lasciato prevalere la soluzione più semplice…

Nel nome e nel segno di Godard

Ho atteso con desiderio impaziente – in questi primi sei mesi che corrono verso l’ottantesimo genetlìaco di Jean-Luc Godard (3 dicembre) – che si compisse l’ordinario/necessario miracolo di costituire un movimento di opinione, tra gli addetti ai lavori come tra i fruitori di una certa area culturale, avente come unico scopo di convocare a una…

En attendant Godard

DOPO L’ARTICOLO IL VIDEO: “Godard: due o tre cose che (non) sappiamo di lui” La Sardegna celebra Jean-Luc Godard: a contrasto con la “rimozione di massa” sottolineata da Carlo Rafele proprio su Cinemecum, per l’ottantesimo compleanno di uno dei creatori della Nouvelle Vague a Settimo San Pietro, in un luogo che riunisce simbolicamente il passato…

Se “geniale” fosse l’Epoca: da Bruno Schulz a Elena Ferrante

«Ci avviciniamo ora a gran passi a quell’epoca meravigliosa e catastrofica che nella nostra biografia porta il nome di epoca geniale. Invano negheremmo che fin d’ora sentiamo quella stretta, quel sacro timore che precede i momenti estremi. Ben presto ci mancheranno nella tavolozza i colori e nell’animo la luce per apporre i più alti accenti, sottolineare i più luminosi e ormai trascendentali contorni di questo quadro. Che è mai quest’epoca geniale e quando fu?»

Shakespeare secondo John Middleton Murry (e un ignoto traduttore italiano)

«D’un tratto ci rendiamo conto di tutto quel che era implicito nella ingiunzione di Lady Macbeth: “avvitare il coraggio vostro al punto di giustezza”. Oggi la frase è divenuta per noi inglesi moneta corrente, resa opaca dall’uso: la mente non vi si ferma più. Ma in questo passo essa erompe e palpita di nuova vita, come appunto accadde quando Shakespeare, per primo, donò le parole a Lady Macbeth. Era un’espressione nuova, allora; era la prima metafora del genere che comparisse nella nostra lingua. E com’era la prima del suo genere, così rimane ancora la più alta. Quando s’avvita il piròlo d’un violino (a quei tempi era il liuto o la viola) per tendere la corda, le dita cercano delicatamente di riconoscere il “punto di giustezza”, quello a cui si giunge quando sia stretto il piròlo e tesa la corda. Le dita cercano, ma con la lieve e sottile apprensione che la corda possa saltare. Ecco la figurazione di Shakespeare, ed ecco quel che ha fatto Lady Macbeth della propria anima e – per virtù d’esempio – anche di quella del marito. E quelle sue parole: “Non fosse assomigliato / a mio padre nel sonno, io l’avrei fatto”, ci dicono che il piròlo ha ceduto o ch’è saltata la corda»

Io ricordo con rabbia: Valerio Zurlini e l’intervista del 1981

No, non c’è crisi di soggetti. Il solo tema che non si può toccare è il terrorismo. Margareth von Trotta ha fatto un bellissimo film sul terrorismo. Che avremmo potuto benissimo fare noi. Ma se voi proponete a un produttore un film che racconta questo tema, vi caccia subito. Perché? Perché gli italiani sono imbecilli. Non vogliono comprendere un fenomeno come il terrorismo. Importante è non parlarne.

Noi vorremmo che tu, Jacques Rivette, ci spiegassi che cos’è il cinema

I “perché”, Jacques Rivette li cercava a conclusione dell’avvenuta “scommessa”: durante il montaggio, alla fine delle riprese, quando misteriosamente scopriva che cosa il film avrebbe potuto essere, rivelando itinerari mai pensati in precedenza, combinando soluzioni che nessuna sceneggiatura avrebbe previsto, dal momento che c’è un solo “tempo”, un’unica condizione temporale dentro cui la vita del cineasta si mostra, si esaurisce, si risolve, ed è il tempo del tournage, della pratica, a volta crudele e spietata, del Set…

Nanni Moretti e l’età della Krisis

Nella materia originaria del suo cinema si è innestato qualcosa di straniante e di non ancora determinabile, come se l’atto di volontà con cui egli era solito definire e puntellare la realtà – da vero eroe e martire del gesto iconoclasta – si fosse rovesciato in un’azione di resa, controllo, protezione dal caos…

Nessuna consolazione per Marco Bellocchio

Gli Attori devono ogni volta sottoporsi a prove durissime per congiungersi al principio-responsabilità di fare cinema, quindi accedere nello spazio della Rappresentazione. Devono “cercare” e “trovare” una dimensione di azione e di ascolto nel medesimo tempo: Bellocchio pretende che nell’azione ci sia l’orecchio teso al mondo circostante, alle piccole cose che avvengono incessantemente e che, pur restando invisibili, “accompagnano” il gesto attoriale…