Un “esperimento” che tiene insieme due elementi “forti”: la “Commedia dantesca – di per sé esperienza di scrittura poetica di sconcertante problematicità ed ampiezza – con una Lingua “cristallizzata” ma suscettibile di variazioni e “varianti” come la Lingua sarda.
Articoli scritti da Carlo Rafele
Futuro Fossile, ovvero la scadenza dell’eterno. Rita Corsa intervista Alberto Soi
“Accadono sincronicità fatali tra cose, e tra cose e uomini”
2019: l’anno di Giaime Pintor Una giovinezza pallida e furente
«Senza la guerra sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari, avrei discusso i problemi dell’ordine politico, ma soprattutto avrei cercato nella storia dell’uomo solo le ragioni di un profondo interesse, e l’incontro con una ragazza o un impulso qualunque alla fantasia avrebbe contato per me più di ogni partito o dottrina»
Perché non possiamo dirci artisti
Se ponessimo accanto alla parola filosofia la parola teatro, il finale heideggeriano apparirebbe così: «La filosofia (il teatro) si mette in moto soltanto attraverso un particolare salto della propria esistenza dentro le possibilità fondamentali dell’esserci nella sua totalità; quindi il lasciarsi andare al niente, cioè il liberarsi dagli idoli che ciascuno ha e con i quali è solito evadere…
Carmelo Bene Il principe cestinato Anno 1976
Parole senza corpo, Sottrazione Assenza Ricerca del vuoto: pura negatività, puro Nulla, La Forma è l’urgenza, La Scena è pura forma, Teatro della crisi e non crisi del teatro, L’immaginazione imita, lo spirito critico crea…
“Casa d’altri”, Silvio D’Arzo, il racconto perfetto, la regola del Dio inutile
Jean-Luc Godard: «Jean-Marie Le Pen chiese la mia espulsione dal territorio francese»
Roberto De Monticelli e l’identità del critico teatrale
«L’attore italiano non sa più come definirsi. Non è, la sua, un’angoscia nominalistica, non è più questione di parole o di formule. È proprio l’immagine di sé che gli è, paradossalmente, ignota; o che gli si è andata oscurando e confondendo, sfumando in una serie di altre possibilità, apparenze, ipotesi e funzioni, man mano che egli acquistava – sembra una contraddizione ma non lo è – una sempre maggiore consapevolezza critica del proprio lavoro e del potere che, nella società, gliene deriva»
A Giacomo Debenedetti da Elsa Morante
Mi scusi, caro Giacomo, questo lungo discorso, che forse, nella sua vanità, vorrebbe infine servire a un altro scopo. E cioè: ricordo le sue parole: che il solo romanzo che a Lei sembri lecito, nei tempi odierni, il romanzo-saggio. Non so ancora se Lei perdona a questo mio romanzo, di non essere un saggio. Se cioè Lei crede che sia legittimo, o no, avere scritto una storia simile…