Cinema

Nessuna consolazione per Marco Bellocchio

Gli Attori devono ogni volta sottoporsi a prove durissime per congiungersi al principio-responsabilità di fare cinema, quindi accedere nello spazio della Rappresentazione. Devono “cercare” e “trovare” una dimensione di azione e di ascolto nel medesimo tempo: Bellocchio pretende che nell’azione ci sia l’orecchio teso al mondo circostante, alle piccole cose che avvengono incessantemente e che, pur restando invisibili, “accompagnano” il gesto attoriale…

Joseph Losey e Franco Solinas: Mr. Klein

La vita “vera” la possiede chi, seppur nell’ombra, si fa soggetto di Storia e non chi ne vive i “riflessi”, non chi di quella Storia è soltanto un pallido relitto, segregato tra le mura di casa, inebriato dalla penombra dei dipinti della propria collezione, tenutario di feticci e fantasmi del tempo che non muta…

Nagisa Oshima cineasta galante

Intercalando tradizione nipponica e modernità d’occidente, il cinema di Nagisa Oshima ha tentato di tenere insieme due aspettative visionarie: l’erotismo come esperienza-limite in grado di scardinare la natura obsoleta del tempo ordinario; la violenza come soluzione anti-morale e anti-sistema per individui ridotti al lastrico dal giogo della quotidiana alienazione. Temi e problematiche che il regista…

Jean-Luc Godard: che cos’è la regia cinematografica (1969)

Noi non sappiamo cosa sia un film: abbiamo imparato ciò che è un film da Hollywood, dagli americani: sono loro che hanno inventato l’immagine. Ma a me interessa andare oltre: penso che dobbiamo capire bene cosa sia un’immagine, ciò che chiamiamo “immagine”, soprattutto dopo lo sviluppo imponente che le immagini hanno avuto in televisione o sui giornali. Si fabbricano immagini mediocri, penose, da persone in maggior parte mediocri e penose, che possono anche dirsi rivoluzionari ma non sanno bene cosa fare…

Il senso di Bernardo Bertolucci per il cinema

La filosofia di Georges Bataille, nel tentativo di tenere insieme Nietzsche, Freud e Marx, scopre e sviluppa una poetica intellettuale radicata nella divinità di Eros, che vuole strappare le cose alla “povertà” e frammentarietà del mondo reale e confinarle nella zona esclusiva dell’estasi, che diventa così perdita, spesa improduttiva, dépense, smantellamento del Sé, a cominciare dal proprio Nome.
Jeanne: Non so come chiamarti. Vuoi sapere il mio Nome?
Paul : No, no, stai zitta, non dire niente: io non voglio sapere come ti chiami. Tu non hai nome e io nemmeno: nessun nome. Qua dentro non ci sono nomi, non esistono nomi, capito?

Di che cosa Marilyn è il nome?

«Del pauroso mondo antico e del pauroso mondo futuro era rimasta solo la bellezza e tu te la sei portata dietro come un sorriso obbediente. L’obbedienza richiede troppe lacrime inghiottite, il dare agli altri troppi allegri sguardi che chiedono la loro pietà. Così ti sei portata via la tua bellezza, essa sparì come un pulviscolo d’oro. Sparì come una bianca colomba d’oro»…

Metafisica della giovinezza: vedi alla voce François Truffaut

«Eravamo tutti seduti in prima fila e François aveva un colorito tutt’altro che rassicurante. Era magrissimo, poteva avere sedici o diciassette anni, era sempre in bolletta, senza un soldo, te ne accorgevi se sbirciavi come vestiva, con i pantaloni tenuti stretti alla vita da uno spago o una catena. Si mangiava nervosamente le unghie, tutti i momenti, e fumava in continuazione. L’unica cosa di cui faceva mostra con gli altri era parlare di cinema e dei film che vedevamo. Lo faceva mentre tornavamo a casa, a tarda sera, attraversando quasi tutta Parigi…

Se il regista del Flauto magico si chiama Bergman

Il combinato Musica-Recitazione-Regia, che ha contraddistinto gli esperimenti scenici di maggior valore dagli anni ’30 –  Fritz Busch,  Hans Knappertsbusch, Arturo Toscanini, Eugen Jochum e Karajan tra i maggiori direttori; Adolphe Appia, Joseph Svoboda, Peter Brook, Giorgio Strehler, William Kentridge tra i più acclamati registi – ha dovuto fare i conti nel tempo con diversi e variegati livelli di significazione, riflettendo l’Opera un reticolato di componenti in bilico tra allegoria e dramma…

E venne Viridiana

Cosa appare sullo schermo del cinema bunueliano, una volta che la cerimonia del mondo vetusto si è consumata, dissolta? Appaiono le pulsioni di sur-realtà, gli squarci di onirismo da rincorrere tra le pieghe dell’immaginario. Appare la grande forza espressiva dell’arte-cinema: la trafittura, la fenditura di marca surrealista, che taglia, sovverte, colpisce al cuore il racconto scenico: come la carriola piena di campagnoli che attraversa il salotto borghese ne L’Age d’or, il Cristo che ride fino alle lacrime in Nazarin, il Cristo che si rade ne La via lattea…