Domani, e poi domani, e poi domani… Non c’è scampo per l’Intelligenza Artificiale!
SCAENARUM
La scommessa di Robert Musil
L’uomo senza qualità, l’uomo senza particolarità, l’uomo senza essenza. Un eroe dello spirito alla ricerca di un’avventura pienamente intellettuale: l’uomo privato di sé stesso, che non vuole accogliere per sé, come elemento caratterizzante, l’insieme di “particolarità” che gli vengono da fuori e che quasi tutti gli esseri umani identificano ingenuamente con la loro pura anima segreta.
Ci sono stati anni, pochi per la verità, nei quali è parso che l’esperienza letteraria di Robert Musil potesse costituire una deflagrazione per il Lettore del Ventesimo Secolo, sospingerlo fanaticamente verso parametri di essenziale e assoluta primazia, alla stregua di traiettorie inattese e sorprendenti che il ‘900 stava già incidendo nell’effigie di scrittori come Proust, Kafka o Joyce, concentrando in particolare nel romanzo maggiore, nelle Tre Sezioni de L’Uomo senza qualità…
«APERTA QUOTES»
2019: l’anno di Giaime Pintor Una giovinezza pallida e furente
«Senza la guerra sarei rimasto un intellettuale con interessi prevalentemente letterari, avrei discusso i problemi dell’ordine politico, ma soprattutto avrei cercato nella storia dell’uomo solo le ragioni di un profondo interesse, e l’incontro con una ragazza o un impulso qualunque alla fantasia avrebbe contato per me più di ogni partito o dottrina»
SECRETUS RECESSUS
L’importante è sapere invecchiare bene: Orson Welles
Dell’incompiutezza e dei film incompiuti: una filmografia parallela
«Un film non corrisponde mai al progetto iniziale. Io cambio continuamente. All’inizio ho un’idea base di ciò che dovrebbe essere il film finito. Ma ogni giorno, a ogni ora, a ogni istante, quell’idea viene deviata, modificata, dalle condizioni espressive che si trovano sul set, fosse anche lo sguardo di un’attrice o la posizione del sole. Non ho l’abitudine di preparare minuziosamente un film e poi cominciare a girare. Ciò che faccio è preparare un film sapendo che di certo non farò “quel” film».
Essentialĭtas
Shakespeare secondo John Middleton Murry (e un ignoto traduttore italiano)
«D’un tratto ci rendiamo conto di tutto quel che era implicito nella ingiunzione di Lady Macbeth: “avvitare il coraggio vostro al punto di giustezza”. Oggi la frase è divenuta per noi inglesi moneta corrente, resa opaca dall’uso: la mente non vi si ferma più. Ma in questo passo essa erompe e palpita di nuova vita, come appunto accadde quando Shakespeare, per primo, donò le parole a Lady Macbeth. Era un’espressione nuova, allora; era la prima metafora del genere che comparisse nella nostra lingua. E com’era la prima del suo genere, così rimane ancora la più alta. Quando s’avvita il piròlo d’un violino (a quei tempi era il liuto o la viola) per tendere la corda, le dita cercano delicatamente di riconoscere il “punto di giustezza”, quello a cui si giunge quando sia stretto il piròlo e tesa la corda. Le dita cercano, ma con la lieve e sottile apprensione che la corda possa saltare. Ecco la figurazione di Shakespeare, ed ecco quel che ha fatto Lady Macbeth della propria anima e – per virtù d’esempio – anche di quella del marito. E quelle sue parole: “Non fosse assomigliato / a mio padre nel sonno, io l’avrei fatto”, ci dicono che il piròlo ha ceduto o ch’è saltata la corda»